Voilà, la chanteuse!

Carla Bruni – Quelqu’un m’a dit – YouTube.

In fondo la trovo perfino simpatica. E mi viene il sospetto che l’unico e vero linciaggio mediatico a cui abbiamo assistito in questi anni non sia quello più volte recriminato da un ex-premier (uno a caso) visibilmente più truccato e ritoccato della signora in questione. Perchè lei, Carla Bruni, senza quell’accento sulla “à” finale che regalerebbe a chiunque un’aria snob e un filino di puzza sotto il naso (provate pure col vostro nome), magari inesistente nella realtà, ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco. Adesso è più difficile, diranno i maligni, vista l’espressione così impietrita e gli zigomi immobili come due polpette congelate che fanno capolino dalle foto delle sue ultime  apparizioni. Ok, ammettiamo pure che sia ricorsa a qualche ritocchino o iniezione di troppo, per altro mai dichiarati (quindi stiamo solo supponendo), ma è così grave? Non sarebbe certo l’unica che per vanità o paura di invecchiare rischia di deturpare irrimediabilmente il proprio bel faccino con qualche intervento dai risultati deleteri. Senza considerare poi la sua non più giovanissima età (45 anni compiuti lo scorso Dicembre) e la sua precedente e indimenticabile carriera di top model, di chi insomma sul mito di un’irraggiungibile bellezza ha costruito parte del suo impero. All’epoca però, a cavallo tra gli ’80 e i ’90, quando la Bruni era semplicemente l’unica italiana a distinguersi nel ristretto olimpo delle supermodels, la stampa non si accaniva certo sul suo aspetto: le rimproverava, quello sì, la superficialità di certe affermazioni riguardo ai suoi compensi da capogiro. Frasi del tipo “Non è mica facile spendere tutti i soldi che guadagno con questo lavoro” non ti fanno propriamente entrare nelle grazie di giornalisti e pubblico, è chiaro. Parole che suonano come un peccatuccio veniale però rispetto alla celebre massima della sua collega Linda Evangelista, che in un eccesso di sincerità dichiarò candidamente “Per meno di 10.000 dollari non mi alzo neanche dal letto”! E anche a voler interpretare come sfacciata ambizione la sua presunta scalata sul jet – set internazionale, come amante prima (passo falso che le ha inimicato le mogli di tutto il mondo) e poi coniuge dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, chi può dire che non si è trattato invece di amore puro e travolgente fra i due? Lo so, emulare il look di Jackie Kennedy nelle occasioni ufficiali sembrava un travestimento fin troppo studiato e artificioso per una vera first lady. Ma non trovavate così tenero l’espediente delle scarpe senza tacco che non facevano sfigurare il maritino più basso di una spanna? Perchè poi Carla un talento ce l’ha, e l’ha ampiamente dimostrato: quello di cantante. Il primo album, Quelqu’un m’a dit (video allegato) ha venduto oltre due milioni di copie, mica bazzecole. Tutta un’altra storia rispetto ai penosi tentativi discografici, fortunatamente caduti nel dimenticatoio, delle altre top Naomi Campbell (appello per tutti i collezionisti del kitsch, io ne possiedo una copia) o Karen Mulder. E adesso che è in arrivo finalmente la pubblicazione del terzo album della Bruni, firmato addirittura con la prestigiosa etichetta Barclay della Universal, come riporta il magazine francese Challengs (http://www.challenges.fr/media/20130122.CHA5367/carla-bruni-signe-avec-barclay-universal-music.html?xtor=RSS-21) ci sarà ancora chi oserà affermare, che sì, si tratta di canzoncine piuttosto orecchiabili, ma la sua voce, ahimè, ricorda più Romina Power che Arteha Franklin? D’accordo, sarò sincero, alla fine Carlà non sta poi così simpatica neanche a me. Ma nessuno è perfetto, no?