State buoni se potete

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Ecco, adesso mi trovo in difficoltà perfino nello scegliere le prime parole. Perché, per una qualche bizzarra manovra della mia testa, in tutti i verbi che al momento mi affollano la mente e che sarebbero forse perfetti per cominciare questo post (scartati nell’ordine “confesso”, “credo”, “prego”) mi pare di cogliere un qualche “doppio senso” religioso del tutto involontario, che finirebbe per caricare queste poche righe di un significato più blsafemo o irriverente di quanto in realtà ci sia nelle mie intenzioni. Così come vorrei evitare di trasformare la seguente, profondissima (no, eh?) riflessione, scaturita dalla risonanza planetaria che l’esibizione e il relativo successo riscosso da Suor Cristina al talent canoro di Raidue The Voice of Italy (video allegato), nell’ennesimo, balordo o insensato racconto sulla mia vita. Il fatto però è che i termini “suora” e “canto” nella stessa frase, mi risvegliano tutta una serie di ricordi, quasi traumatici, legati alla mia infanzia di bambino scontroso e taciturno spedito a tre anni, con il grembiulino nuovo fiammante e un voluminoso panierino per il pranzo, al vicino asilo gestito appunto da tre (apparentemente bonarie) ecclesiastiche. In cui sono rimasto, prima di attuare la prima, avventurosa e indimenticabile, fuga della mia esistenza, solo pochi giorni: spaventato da quelle che vedevo come donnone enormi ricoperte da un’inspiegabile sorta di mantello nero, che mi costringevano a imparare canzoncine insulse da ripetere in (forzata) allegria, a giocare rigorosamente solo con i maschietti (“ma io voglio andare sul trenino con mia sorella” “ma lei è una femmina, e deve stare con le sue amichette, capisci?” “no. a casa stiamo sempre insieme”), a prendere l’abitudine di un sano riposino pomeridiano (“ma io non ho sonno” “ma ora devi dormire” “e perché?”) non ho retto. Intollerante (già da allora) a quelle che ritenevo imposizioni ingiustificate, ne approfittai del cancello lasciato aperto da mia nonna che mi aveva accompagnato quella mattina, per scappare in tutta fretta e inseguirla di soppiatto, a pochi passi di distanza, facendo così ritorno a casa, tra la preoccupazione generale, soprattutto quella di mia madre, che da quel momento mi avrebbe più o meno sorvegliato a vista per i seguenti tre decenni. Sicché, l’eventuale cattiveria di fondo o la sottile perfidia che con tutta probabilità troverete nelle prossime parole potete tranquillamente ascriverla (ma solo in parte) a una recondita ed esplicita insofferenza verso la figura della suora in genere, che affonda le sue radici nel mio pseudo-ribelle vissuto. Il fatto è che quest’enorme e melensa ondata di buonismo, che ha impregnato ogni santo (santo lo posso scrivere?) articolo o i milioni di servizi del tg visti in tutto il mondo, relativi alla ormai celeberrima apparizione televisiva di Suor Cristina, mi ha, sinceramente, un po’ stufato. Pur riconoscendo infatti la sua indiscutibile bravura, il suo possedere evidenti ed eccezionali doti canore, il suo riuscire a mantenere un’intonazione perfetta grazie a un timbro vocale cristallino, mi domando se, senza quell’abito che ha destato in primis lo stupore dei giudici della gara (Noemi, J-Ax, Carrà e Pelù) e poi del pubblico in generale, il suo talento sarebbe stato altrettanto lodato (lodato invece lo posso scrivere?). Perché, alla fine, come già hanno scoperto e insinuato altrove, la giovanissima ecclesiastica, prima di diventar tale, era una ragazza, come tante altre, piuttosto avvezza a calcare diversi palcoscenici, così come a presentarsi ai provini per vari programmi tv, senza che però nessuna trasmissione in precedenza si fosse mai accorta del suo talento tanto da investirci. Tralasciando inoltre che la stessa conversione di Suor Cristina sia avvenuta solo successivamente alla sua frequentazione della Star Rose Academy, la scuola fondata dalle Orsoline e diretta dall’attrice Claudia Koll (adesso, dopo i suoi trascorsi osé, in una fase mistico-spirituale), e alla sua interpretazione di Suor Rosa, la fondatrice dell’ordine, in un musical, l’impressione purtroppo è che le sue ambizioni nel mondo dello spettacolo, vadano di pari passo, se non superino, la forza della sua vocazione stessa. Peccato (peccato, dai, fatemelo scrivere) infine anche per certe sue affermazioni non esattamente condite di umiltà (“mi aspetto una telefonata da Papa Francesco”, per esempio), che suonano un tantinello fuori luogo e non proprio in linea con il basso profilo che richiederebbe invece la scelta della sua “professione”. Il tutto ovviamente con il massimo rispetto per Suor Cristina e naturalmente per tutti i suoi numerosissimi fan: che di sicuro riusciranno a perdonare le crudeli opinioni di un blogger cattivello a cui piace fare, talvolta, l’avvocato del diavolo.