Avventure da couture

photo123

Se non rientrasse nella categoria preziosa e scarna dei rari amici su cui poter davvero contare nella vita, di quelli straordinariamente generosi e ogni volta così sinceri nell’esprimere le loro opinioni, anche a costo di apparire brutali, Enrica sarebbe semplicemente detestabile, tale e schiacciante è ai miei occhi la sua perfezione. A cominciare dalla sua indubbia e magnetica bellezza, mai troppo ostentata, anzi, quasi dominata con discrezione, eppure così evidente in quel viso geometrico ed enigmatico che troveresti adatto a una copertina di i-D o W Magazine, in quella dentatura regolare e abbagliante che risplende ad ogni suo sorriso inatteso, in quel suo muoversi ovunque tra le gente con flessuosa e invidiabile disinvoltura, come se detenesse il potere singolare di rimpicciolire o di offuscare di colpo, con la sua sola presenza, qualsiasi ambiente stia attraversando per caso o qualsiasi altra persona possa sfiorarla. Senza considerare inoltre la sua sconfinata ed eclettica cultura di accanita lettrice che emerge nelle nostre numerose e piacevoli discussioni come nel suo riuscire a rimanere immobile e concentrata ovunque, anche in metro, magari immersa in un’opera di Dostoevskij, o il suo innegabile talento di giornalista, che prende corpo in pagine di articoli sempre stimolanti e privi di ovvietà, rafforzati da un linguaggio arguto, avvincente, esatto. Per non parlare infine del suo accattivante look personale e del suo eccezionale fiuto in fatto di stile, facile prerogativa di chi può apparirti comunque splendida anche solo indossando una divertente t-shirt delle Spice Girls (l’ho desiderata da subito anch’io!), smilzi pantaloni kaki e un paio di sneakers dai colori segnaletici, impossibili da non notare. E’ così infatti che mi accoglie, solo pochi giorni fa, nella caotica e superba cornice della sua Roma, investita da un caldo tropicale e ammutolente, mitigato in parte dall’incanto che si sprigiona alla mia vista ad ogni piccolo e grazioso angolo di Rione Monti, vero cuore artigianale della Capitale, in cui Enrica mi trascina inebriato da tanto fascino, mostrandomi, con la giusta dose di orgoglio, la sua ultima e riuscitissima avventura nella moda, Moll Flanders (http://mollflandersroma.wordpress.com/)

Un nome letterario e controverso, chiara evocazione del mestiere più antico del mondo, un tempo anche il più frequente nell’oscurità dei portoni di via dei Capocci, oggi invece stradina curata e pittoresca, tutta botteghe e terrazzini di gerani, in cui si affaccia anche la sua, altrettanto deliziosa, attività. Ma quella scelta pare soprattutto assumere il ruolo di richiamo alle possibilità offerte da una seconda nuova vita, proprio come le innumerevoli e movimentate vissute dal celebre personaggio di Daniel Defoe e come quelle che Enrica, insieme al fratello e a due amici/soci, riesce a donare ai tanti abiti e accessori firmatissimi che affollano il loro sorpendente negozio. Tutte creazioni originali e in ottimo stato, troppo recenti per rientrare esattamente nella definizione di vintage, troppo raffinate per essere banalmente liquidate come un normale usato, seppur di lusso; si tratta piuttosto di un’accurata selezione, operata con occhio critico e competenza, di splendidi capi realizzati dai più famosi brand internazionali (Prada, Alberta Ferretti, Balenciaga, Stella McCartney), affiancati da piccole proposte di designer giovani o emergenti, rimessi poi in commercio a prezzi più che accessibili. Elegantissimi o stravaganti pezzi d’abbigliamento sia maschili che femminili, e poi un’infinità di scarpe e borse di ogni formato o capienza, bigiotteria ricercata e strepitosi occhiali da sole, il tutto perfettamente calato in un’atmosfera giocosa che ricorda un piccante boudoir o un salottino di epoca vittoriana. Dove adesso hanno trovato spazio anche due Borsalino provenienti dal guardaroba privato del sottoscritto, che non mi sono mai azzardato ad indossare in pubblico, perché scoraggiato dall’aria clownesca e poco convincente che mi hanno sempre donato. E che mi sono parsi al contrario subito rianimati da un nuovo e più sofisticato spirito non appena sistemati tra le ironiche mura di Moll Flanders, dipinte a righe alternate. Per non parlare naturalmente dell’effetto che fanno sul volto di Enrica: provati per scherzo, la rendono uno schianto. Ma come diamine è possibile che le stia sempre bene tutto?