Next, please!

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Per sua natura abbagliante ed esclusivo, in apparenza privilegiato, seducente e dunque ambitissimo, insopportabilmente autoreferenziale ed elitario sino allo stremo, ben camuffato dietro i suoi riflessi rutilanti che ne occultano le troppe zone d’ombra dove si muovono di continuo misteriosi ingranaggi oliati da una competizione e un arrivismo sfrenati, il mondo della moda è a tutti gli effetti la più moderna, ammaliante e al tempo stesso spietata reincarnazione del mitologico Giano bifronte. Un’irresistibile ma crudele divinità a due facce, una sorta di inafferrabile creatura dalla doppia, sfuggente, identità, pericolosamente e perennemente oscillante tra superficie e profondità, tra forma e sostanza, tra essere ed apparire. E le numerose e oramai capillari settimane della moda, mediaticamente assurte al rango della sua più degna, vorticosa ed efficace espressione, ne rispecchiano con fedele esattezza e ne amplificano in maniera inquietante ed emblematica la sua duplice, ambigua e mutevole essenza, imponendo spesso l’illogicità di precise regole e codici da seguire una volta varcata la soglia di quell’universo singolare e controverso. Al punto da ritenere oggigiorno inconcepibile presenziare a una qualsiasi sfilata se non tentando di gareggiare, in quanto a ricerca di sbalorditivi eccessi nell’abbigliamento, con le stesse creazioni da criticare, apprezzare o applaudire in passerella, rubando riflettori e scena, nello spasmodico e, chissà fino a che punto appagante desiderio di una qualche fugace notorietà, al lavoro e all’impegno di stilisti e designer da dover valutare, esibendosi in mirabolanti acrobazie per esser narcisisticamente riconosciuti, ammirati, fotografati ad ogni party, mostra od occasione blindatissima presente in calendario. Ancor meglio se armati fino ai denti di smartphone, iPad e qualsiasi altra protesi tecnologica di ultima generazione con cui poter catturare soddisfatti milioni di immagini da condividere, postare, diffondere sul web al fine di urlare all’invidioso popolo virtuale “Io c’ero!”, sempre pronti a girandole di commenti ed espressioni di trito e vuoto significato come “Favoloso, pazzesco, un sogno!”,  immancabili, ovunque, ad ogni appuntamento, senza mai dare purtroppo l’impressione di gradirne sul serio qualcuno.

Tra le righe di tutto questo prevedibile, sfiancante ed inutile copione, imprescindibile cornice e specchietto per le allodole che adorano svolazzare nei parterre sempre gremiti di tutte le fashion week, somiglianti a un vivace calderone di egocentrismo imperante, esiste sempre, per fortuna, un margine di nuda, pura e rigenerante creatività, impersonato dalla freschezza e dalla godibilità di idee dei molti giovani talenti del settore. Che, nei cinque giorni dell’ultima edizione della kermesse capitolina di haute couture AltaRomaAltaModa in programma dallo scorso 12 Luglio e conclusasi soltanto ieri, hanno invece furoreggiato e catalizzato la generale attenzione su di se’, in barba a quanti sostengono che in fatto di stile sia ormai giunto il triste momento di non riuscire più a inventare o a proporre alcunché di nuovo. Debole tesi facilmente smentita dalle proposte originali e fantasiose che hanno invece animato la passerella di Who is on next? celebre concorso internazionale ideato e realizzato da AltaRoma stessa in collaborazione con Vogue Italia e che, giunto già alle sue prime dieci candeline, si conferma tra i più prestigiosi momenti di lancio e di supporto delle nascenti realtà nell’industria della moda. Come per l’emozionante ed emozionatissimo Salvatore Piccione del brand Piccione.Piccione, vincitore di questa edizione 2014 nella sezione abbigliamento, o per la serba Milica Stankovic, anima creatrice di Corion, marchio trionfante al contrario nella sezione accessori: senza dimenticare la menzione d’onore per l’israeliana Daizy Shely, i cui abiti dal gusto un po’ acerbo ma comunque dirompente si distinguono per le innegabili potenzialità. Altrettanto sorprendente anche l’occasione autocelebrativa della mostra 10th Anniversary Who is on next? La nuova generazione della moda, allestita nella sale di Palazzo Braschi a Piazza Navona (foto allegata), evento che ha di nuovo sottolineato il decennale ruolo del concorso nella scoperta e nella promozione dei designer emergenti. Un esaustivo e articolato excursus fra gli splendidi e rappresentativi abiti di tutti i protagonisti che si sono distinti e succeduti nelle varie edizioni, i cui nomi, come quelli di Albino D’Amato, Gabriele Colangelo, Marco de Vincenzo, vengono attualmente annoverati di diritto tra le personalità più interessanti e seguite dell’intero fashion – system. Perché al di là di quell’assurda, macchinosa e incomprensibile maschera di edonismo e superficialità, nella moda c’è sempre spazio per il talento. Avanti il prossimo!