Nessun dorma

Sinéad O’Connor – Nothing Compares 2U – YouTube.

“Vado ad abbandonarmi tra le braccia di Orfeo” mi disse una volta il mio coinquilino pantofolaio e un tantinello bisbetico, con cui dividevo, insieme ad altri due (per fortuna) più simpatici ragazzi provenienti da ogni punto cardinale d’Italia, il primo, poco (e male) arredato eppure disordinatissimo appartamento affittato ai tempi dell’Università. “Ehm, forse dovresti aggiungere una M” provai a rispondergli, non tanto per rivendicare quell’unica occasione nella vita in cui mi tornarono utili i miei studi classici, quanto per ribadire che, se proprio vuoi lanciarti in una citazione pseudocolta, per conoscere la quale basterebbe riempire due cruciverba in più all’anno, almeno fai il tentativo di riportarla in maniera corretta. “Hai ragione, scusami. Vado ad abbandonarmi tra le braccia di Orfeum” fu la sua spiazzante risposta, con cui riuscì ad ammutolirmi all’istante oltre a rendermi chiaro quanto anche il latino, forse più della mitologia, fosse il suo vero tallone d’Achille (tanto per rimanere in tema). Morfeo (con la M, mi raccomando) era dunque, secondo la tradizione letteraria greca, il dio del sonno, dalla natura così sfuggente e misteriosa da poter assumere, nelle sue epifanie notturne, le più diverse sembianze di cose e persone, le stesse cioè che potevano abitare i sogni degli umani. Figura che mi è sempre sembrata affascinante, soprattutto per l’attribuzione di quella capacità di metamorfosi con cui nei secoli passati quei gran furboni di scrittori avevano trovato un’ottima scorciatoia per spiegare ciò che per lungo tempo, e forse ancora oggi, rimane in parte insondabile: il sonno e i suoi meccanismi.

Perché non è soltanto la sfera onirica che continua ad essere indagata e analizzata dal punto di vista scientifico, ma anche la finalità di fasi del nostro riposo, come dimostra, proprio poche ore fa, la notizia della pubblicazione di uno studio, tutto italiano, che spiegherebbe il funzionamento delle onde lente prodotte dal cervello durante i momenti in cui, vinti dalla stanchezza, ronfiamo come ghiri in letargo (http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2013/04/03/Identificati-neuroni-interruttori-sonno_8495778.html) attivando così una serie di neuroni che risiedono nella parte più profonda della nostra corteccia cerebrale. E non avete idea di quanta fatica mi costi in questo momento scrivere un post proprio sul sonno, quando, ancora scombussolato dall’arrivo della nuova stagione, dell’ora legale, di un’improvvisa concentrazione di lavoro che mi gratifica l’ego ma riduce notevolmente il tempo che trascorrerei invece volentieri con la testa affondata nel cuscino, tento di combattere il mio torpore pur di rimanere davanti allo schermo ad aggiornare questo blog per rispetto all’impegno ormai preso e a quelle due persone che oggi hanno notato l’assenza di un nuovo racconto. Come se non bastasse, incuriosito anche dalla notizia del nuovo tour italiano, appena cominciato, della controversa cantante irlandese Sinead O’Connor, (http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2013/03/28/news/concerti_29-marzo-55529470/?ref=HRESS-42) perché memore di Nothing compares 2 U (video allegato) come una delle più magnetiche e intense dichiarazioni d’amore in musica di tutti i tempi, sono andato a ricercarmi e ad ascoltare invece i suoi brani recenti, sicuramente interessanti, ma che hanno dato però il definitivo colpo di grazia alla mia già compromessa lucidità. Ok, vado a dormire. Anche perché la notte porterà consiglio, per il prossimo post.