Alla mia età

“Tranquillo Ale, in qualche modo mi organizzo. Grazie comunque, sei gentilissimo”. A schivare con placida cortesia le mie ansie telefoniche è mio cugino Piermario, poco più di vent’anni, un’invidiabile e sempre impeccabile chioma scolpita, un tatuaggio vistoso che fa capolino dall’avambraccio destro e un guardaroba puntualmente aggiornato di tutto il repertorio della più moderna vanità maschile. Un giovane uomo, che si dedica con devozione quasi rigorosa all’eleganza e alla forma fisica, che si preoccupa di scegliere con scrupolo cosa indossare, cosa mangiare, cosa evitare, che riesce a condire l’ineccepibile cura del suo aspetto con modi affabili e cordiali, con un sorriso pacato, con l’anacronistica educazione di chi, quando ti parla, rinuncia a rimanere per ore a testa bassa maneggiando il proprio smartphone. Una delle rare persone verso cui, in questa esistenza, ho sviluppato, in maniera straordinaria, un graduale e quasi soffocante istinto protezionistico, avvertito chiaramente la prima volta quando uscii in tutta fretta da scuola per catapultarmi in ospedale dove rimasi per ore immobile, a fissarlo, roseo e sgambettante, pochi momenti dopo la sua nascita, da dietro il vetro di una stanzetta surreale e asettica dove giaceva, con altri (secondo me più bruttini) neonati. Quell’irrazionale e mai sedato senso di crescente responsabilità che mi sono trascinato nel tempo quando, lui bambino più che esuberante, io adolescente irrequieto, spendevo volentieri i miei pomeriggi aiutandolo con i compiti di scuola, a fargli studiare, talvolta invano, i confini della Valle d’Aosta o il present continuous, accompagnandolo per mano, con orgoglio e incoscienza, dai miei amici che impazziti facevano a gara per tenerlo sulle spalle o per insegnargli nuove parolacce (che imparava più velocemente della geografia). E che non riesco ad accantonare neanche adesso che Piermario, quasi adulto eppure ancora cucciolo ai miei occhi, ha scelto di girare l’Italia inseguendo una malcerta carriera nella moda (una maledizione genetica, oserei dire), causa di telefonate improvvise del tipo “faccio un salto a Milano per un casting, forse poi riesco a fermarmi da te”, a cui reagisco fremendo per mettergli a disposizione casa, riempiendo il frigo di cibi salutari e ipocalorici che in genere snobberei, sperticandomi in valanghe di sms e consigli asfissianti per monitorarne spostamenti e successi. Con quell’evidente impulso ansiogeno, forse irrefrenabile, quasi paterno. Che mi fa sentire tremendamente vecchio.

Quella stessa sera che tentavo di definire, per telefono, i dettagli di una sua evenutale e graditissima visita, avevo però un appuntamento che mi avrebbe momentaneamente placato, o così credevo, quell’insensata autoimpressione percepita di “uomo-maturo-con-precise-responsabilità-e-doveri” di cui ogni conversazione intrisa del giovanile entusiasmo di Piermario mi lascia in balìa. Perché i miei infaticabili e diligentissimi studenti over 65, conosciuti tra i banchi di un interessante corso per la terza età in cui mi sono ritrovato, con soddisfazione ineguagliabile, a insegnare storia del costume, avevano organizzato una cena spettacolare di fine anno che non avrei potuto perdermi per nessun motivo. Alla quale mi ero presentato, in realtà, armato delle più buone intenzioni di non ferire, casomai, la loro generosa disponibilità anche quando, temevo, avrebbero potuto cominciare a intavolare discorsi incentrati su malanni o malesseri tipici della loro età (“sai, ho ritirati le analisi…questo non potrei mangiarlo…se non fosse per quest’artrite…etc, etc.) Ecco, non è andata esattamente così. L’esordio imprevedibile di tre di loro piuttosto è stato: “Ale, scusaci, non siamo potute venire alla tua ultima lezione, ma eravamo in Uzbekistan” “In Uz..in Uzbekistan?” faccio io, tentando di nascondere lo stupore “Sì, ci sei mai stato?” “No, mai (in realtà adesso non saprei collocarlo neanche con precisione nel mondo)” “Devi andare, è favoloso. Stiamo già pensando di ritornarci”. E non si è neanche trattato di un episodio isolato, anzi, la serata si è svolta unicamente su un registro del tutto simile. “L’altro giorno ho fatto un magnifico giro in mongolfiera” mi fa d’un tratto un’altra allieva “ma ci sarai già salito anche tu, no?” “A dire il vero no (ed escludo di farlo in questa vita)” replico io, sempre più scioccato “Te lo consiglio, davvero, non sai che ti perdi”. “Vai a ballare domani?” mi chiede poi un’altra ancora “Non penso. Perché tu sì?” “Sì, certo. Ma devo rientrare presto. La scorsa settimana, quando sono rincasata, alle 6.45 (giuro) ho beccato mio nipote che andava a lavoro e mi ha rimproverata”. E vi assicuro che riuscire a gustare la cena, o anche solo a deglutire qualche boccone, è stato in alcuni momenti piuttosto difficile, perché le narrazioni avventurose dei loro recenti viaggi in tutto il pianeta, dei loro quotidiani allenamenti in palestra o in piscina, dei loro hobby numerosissimi e a volte pericolosi, che hanno fatto da sottofondo a tutta la sorprendente serata, mi hanno letteralmente preso in contropiede, turbato, sconvolto. E fatto sentire, di nuovo, in maniera diversa e inaspettata, vecchio.

Divertito ma pensieroso faccio finalmente rientro a casa. Trovo il mio amore ancora in piedi, con tutta probabilità stava leggendo uno di quei classici mattoni da migliaia di pagine che adora tanto. “Com’è andata? Ti sei annoiato?” mi chiede con curiosità, ed io “Tutt’altro, credimi. Una vera e propria rivelazione! Piuttosto” proseguo “ma quanti anni ho?”. Per fortuna, conoscendo ormai perfettamente tutti i miei devastanti arrovellamenti sul tempo che passa, invece di allarmarsi di fronte all’apparente illogicità della domanda, replica, come migliaia di altre volte in passato, con “Non preoccuparti. Sei ancora giovane”. Questa volta però leggo una maggiore esitazione in quelle parole, un silenzio di qualche secondo di troppo piazzato inavvertitamente prima della sua risposta. Non va bene. “Almeno tu ricordi, vero, quanti anni abbia io, di preciso? Non quanti ne dichiaro, quanti ne ho”. Uno dei disarmanti pregi della mia dolce metà è che è del tutto incapace di fingere, che messo improvvisamente alla strette non spara la prima bugia di rattoppo, ma si rifugia in una risata contagiosa e colpevole, che si arrampica fino all’azzurra limpidezza dei suoi occhi. “Ecco, adesso, così, su due piedi…” “Su due piedi un corno”, ribatto irritato ma cominciando ugualmente a ridere “stiamo insieme da quando esistevano i Take That e non riesci a ricordare esattamente la mia età?” “E va bene”, continua “se proprio insisti. Quasi quaranta”. Taccio. Soprattutto per aver sentito “quella” cifra. Poi riprendo “Questa conversazione ha preso una bruttissima piega. Ne riparliamo domani”. La notte mi sveglio all’improvviso, mi ritrovo a contare e ricontare i miei anni, mi sembrano molti di più. “Quasi quaranta” penso nel dormiveglia “Non può essere. Secondo me sono troppi. Domani forse arriva Piermario. Quasi quaranta. Sì, sono troppi. Mi sento vecchio. E’ il caso di prenotare un giro in mongolfiera”.

17 pensieri su “Alla mia età

  1. Alla fine, la lezione (di vita) te l’hanno data i tuoi stessi alunni. Siamo i peggiori nemici di noi stessi: prima non facciamo le cose perché “tanto c’è tempo”, poi rimpiangiamo di non averle fatte. Immediatamente dopo ci stupiamo del tempo che è passato e in men che non si dica fa capolino quella orrenda domanda: “Non sarà ormai troppo tardi?”. I tuoi simpatici e intraprendenti alunni ti hanno fornito la risposta. E tu, indirettamente e con l’ironia di sempre, l’hai data a noi. GRAZIE!

    • Ma grazie a te, di questo meraviglioso commento innanzitutto, e del tuo essere sempre presente, anche su questo blog, in maniera più o meno diretta! ;) I miei alunni sono fantastici, mi ritengo fortunatissimo ad averli incontrati, e per quanto sia spaventato dagli anni che passano, da loro ho imparato che la vita è zeppa di sorprese, a qualunque età! Un abbraccio enorme!

  2. sai che questo argomento mi tocca nel vivo e quindi non lo commento nemmeno ;)
    però ti do un consiglio: va a leggerti quello che stamani su D dice la tua amica Elasti !!

    • Però non puoi mica sempre glissare sui post di tono “familiare”! :P Letta Elasti, del resto la leggo quotidianamente, ovunque…diciamo che oltre a essere enormemente più in gamba di me è anche molto più serena nel suo rapporto con il tempo…e più ironica! :)

  3. Quasi cinquanta, e potrei chiudere qui il mio commento al tuo post.
    Ma voglio dirti che queste righe mi hanno messo di buonumore, che come sempre è stato un piacere leggerti, e che ha ragione tua sorella: leggi cosa ha scritto la nostra amica Elasti.
    PS. Pur non conoscendo Piermario, sono sicura, che chioma a parte, ve la battete alla grande per bellezza, simpatia etc etc.
    Grazie, a presto. :-D

    • Ora, non prendiamo alla lettera quel “quasi 40″, manca ancora del tempo, ecco…non tantissimo, ma manca! Piermario, oltre ad essere un gran bel ragazzo, molto più di me, è anche di una gentilezza straordinaria, che io non possiedo…Elasti invece, da ottimista qual’è, ha stilato un superbo elenco delle cose da fare…io ho fatto esattamente il contrario, già buttate giù quelle che non intendo proprio sperimentare (insieme alla mongolfiera, il bungee jumping, assaggiare le cavallette fritte, il trapianto di capelli)! Grazie a te! :D

  4. ahhhhhhhhhh amico mio adorato..quasi fratello…io e te ci conosciamo da quando avevamo il pannolone..e anche se sono un anno ” più giovane”..anche io mi appropinquo verso i 40….ieri quando ho letto il blog ero a lavoro..e dio solo sa quanto adoro il tuo modo di scrivere…e si sei sempre giovane, ma questa cosa degli che passano ti preoccupava già 20 anni fa…è proprio una pippa mentale che hai sempre avuto. da tempo ormai passo i fine settimana con degli amici ( che prima o poi ti presenterò) che hanno età diverse…dai 24 ai 50. proprio così. e lo spirito…la voglia di vivere che ci unisce…ci rende tutti coetanei. risveglia il bimbo che è in te Ale….e si sei stradannatamente giovane…mettitelo in testa….p.s.
    io ci provo sempre….scrivi un libro <3

    • Non so se mi scrivi che sono ancora giovane perché A) tu che hai un anno meno di me lo saresti ancor di più B) ormai sei allenata, come il mio amore, a consolarmi all’istante C) aspetti che prima o poi scriva davvero un libro! Che dirti, mi conosci bene (da quasi 40 anni, appunto) come poche altre persone al mondo, non si tratta del tempo che passa ma del tempo in generale, che relega tutto ciò che amo in una dimensione così precaria che mi fa mancare il fiato…mi ci abituerò mai? Non credo, a (quasi) 40 anni cambiare la vedo durissima! Un bacione e buona settimana! ;)

  5. bimbo bello, stiamo qui quanto… 70? 80anni? forse 46… chi lo sa? ma chi te lo fa fare di perder tempo a chiederti se sei vecchio o giovane? ogni età presenta limiti che dipendono più dal tuo stato mentale che altro, se una persona ha un livello di sopportazione del dolore infimo, anche un taglietto in un dito la renderà disabile, ma la curiosità e la capacità di stupirsi e di ricercare il bello ci tengono vivi. non giovani o vecchi, vivi.
    è della settimana scorsa la notizia che pare sia stato individuata la peculiarità di alcune proteine del sangue “giovane” che mantengono il corpo e il cervello in forma e lontano dalla senilità. infondendo sangue giovane anche i corpi anziani reagiscono ritrovando vigore ed energie. mischia questa notizia alle leggende vampiresche, alla favola di Peter Pan, alle vicende di Crono che mangia i propri figli…
    il pericolo è sempre il tentativo di nutrirsi della gioventù degli altri, una dannazione dal momento che il tentativo si rivela regolarmente una tela di Dorian Gray; probabilmente la saggezza sta nell’essere distratti dalla nostra età a causa dell’uzbekistan, delle mongolfiere, delle bolle di sapone per sfuggire alla terra che ci riprenderà e volare alto col cuore… ne avremo di tempo per riposare….. ;)

    • A parte che stavo quasi svenendo alla tua descrizione del sangue, etc. (ma ti pare che di mattina ti metti a darmi certi dettagli, io c’ho il mancamento facile) capisco perfettamente il tuo distinguo tra età (giovane o vecchia che sia) e vita: essere vivi non è una questione anagrafica, risiede piuttosto nel comprendere e godersi serenamente le potenzialità di ciascuna fase della vita, con tutti i propri pregi o limiti. Il punto è proprio questo (e te lo confema Loredana qui sopra): non mi è mai riuscito, neanche 20 anni fa, campo sempre con la testa altrove, proiettata nel futuro o nel passato, rimuginando su ciò che mi è sfuggito o che mi aspetterà…a 17 anni me ne sentivo 40, adesso che “quella” cifra si avvicina, la maturità (e l’intelligenza) è rimasta quella di un 17enne con l’aspetto più agée…un disadattato, insomma…magari prima dei 40 (perché manca ancora un po’ di tempo, lo ribadisco) mi sarò rasserenato con il tutto…dubito, ma possiamo sperare anche questo! :P

      • “Tanto avanti che ti prendi a calci nel <ulo!!!"
        il tuo sfasamento è patologico… già ti vedo tra dieci anni a balbettare "eh quando ero quarantenne, quelli sì che erano bei tempi"
        ma quando uno è zingaro dentro, sempre alla rincorsa dell'isola che non c'è……..
        il brutto è che io, pigro come non mai, cerco sempre una via per facilitarmi la vita; tu, prigro come non mai, scappi da ogni situazione finendo in ogni tipo di pantano: l'accidia ti può salvare la vita, se non la prendi a testate negli spigoli!!!

        • Il buffo è che io continuo a considerarti il mio commentatore (insieme a Carla) più affezionato, poi in poche righe mi dai dello sfasato patologico, dello zingaro e, per finire in bellezza, del pigro in perenne fuga (quasi una contraddizione in termini))…e la cosa che mi irrita di più non sono i tuoi pesudocomplimenti, ma il fatto che siano tremendamente azzeccati…perciò: che sia giunto il momento di organizzare la nostra vacanza in Uzbekistan (non dirmi che ci sei già stato)? ;)

          • p.s. ti faccio un’ulteriore proposta, decisamente più fattibile…son stato anch’io a Forlì alla mostra del Liberty (wow, che spettacolo…ho scoperto anche un artista mio compaesano, tale Giorgio Ceragioli…vabbè, non divaghiamo)…più che altro sono rimasto affascinato dalle opere di Baccarini, mai visto prima dal vivo, un colpo al cuore…giretto a Faenza per colmare questa lacuna? :)

  6. no va beh… perchè il campo da calcio di Sertorio che in catalogo sembra una cacca secca… mmmh a Faenza tanta roba!! c’è anche il museo di ceramica contemporanea che mi han detto sia uno spettacolo!!
    riguardo al vattelapeskistan, io per ora sto sbavando per una quattogiorni a Siracusa a trovare un’amicasorella che non vedo dal vivo da anni (anche se ci messaggiamo tutti i giorni anche più volte) e già le finanze urlano!!! mi sa che dovrò attendere anch’io la pensione (zippati (cit goldmember) il sorrisetto maligno, mi spetterà a 70anni perciò addavenì)
    ps contraddizioni e REALI complimenti del mio precedente non fanno altro che rafforzare la tua natura “giovanile”, godine con straripante contenimento!!!!

    • Sì, ma Baccarini m’è rimasto nel cuore…certo anche Previati, Boldini, e poi Chini (ricordami di raccontarti della volta che so’ impazzito per studiare un vestito della moglie che m’è passato tra le mani per lavoro)…a bocca aperta, come un pesce, per ore…bah, io Faenza la vedrei più fattibile della Sicilia, però, almeno per vicinanza geografica…e il viaggio inqualsiasipaeseinekistan possiamo rimandarlo, anche alla tua pensione…non alla mia, ché notoriamente non c’andrò mai (maledetti contributi!). p.s. La mia natura fintogiovanile fingerà ugualmente di godere di quella sorta di complimenti trovati nel commento precedente! :P

      • Non so siete interessati, ma la strada dove abito io porta direttamente a Faenza… E poi grazie, perché mi avete fatto morire dal ridere. :-D

        • Ma grazie a te, anche per l’indicazione stradale…forse la conosco pure, ma me la ricordo un ammasso di curve che tagliano l’Appennino…lo troverò il Travelgum strada facendo? :D