La stagione della felicità

Pharrell Williams – Happy (Official Music Video) – YouTube.

E’ diventata molto di più di una tendenza passeggera, una vera e propria moda, un fenomeno globale o meglio una mania collettiva, quasi più diffusa delle onnipresenti capigliature femminili rasate ai lati della testa o con la frangetta vertiginosamente salita a un terzo della fronte (ok, lo stesso look l’avrà pure adottato Noemi a Sanremo. Ma datemi ascolto: se avete quello stesso taglio di occhi lì, un filino appena discendente, per non dire proprio “da pesce lesso”, evitatelo con cura. Un domani mi ringrazierete). Dicevamo: forse logorati da troppi anni percepiti come eternità, in cui le parole “crisi” “default” “austerity” “ridimensionamento” e “bancarotta” hanno finito inevitabilmente per ricoprire i nostri volti di un tetro grigiore o per aumentare quella schiera di facce cupe e rassegnate che incrociamo ogni giorno, volenti o nolenti, nei nostri spostamenti quotidiani, l’impressione era ormai, fino a poco tempo fa, quella di una generale arrendevolezza a un clima di mestizia impossibile da schivare. Niente di più out, al momento: la strada per la risalita, il reagire con entusiasmo e ottimismo alle ben note difficoltà dell’ultimo periodo, il non lasciarsi sopraffare da macigni e intoppi di varia natura, soprattutto economica, che ci hanno tristemente attanagliato, gettandoci talvolta nella più cupa disperazione, passa ora anche dal mostrarsi, prima di tutto, in pubblico, combattivi, sereni, positivi. Sorridenti e infaticabili. Naturalmente felici. Aggettivo che mai come in quest’inizio di nuova stagione sta conoscendo un suo esplosivo e prepotente ritorno in auge, complice sul piano musicale il nuovo, cantatissimo, tormentone di Pharrell Williams, Happy, (video allegato), che ha scatenato una vera e propria gara all’emulazione, in ogni città del pianeta, in cui sembra non si possa fare a meno di girare una clip amatoriale, da condividere ovunque, con passanti di ogni tipo ripresi a ballare allegramente sulle note dello stesso brano. E poco importa se al contrario dell’autore, che colleziona da tempo una serie di successi in vetta a tutte le classifiche mondiali, duettando con artisti del calibro di Alicia Keys o Robin Thicke (ricordate Blurred lines la scorsa estate?) assicurandosi così una vecchiaia da nababbo e un’invidiabile vita da multimilionario, noialtri comuni mortali trasaliamo invece all’arrivo di ogni nuova bolletta del gas o sudiamo freddo in attesa del conto al ristorante (che, speriamo, paghi qualcun altro dei commensali). Quello che davvero importa è abbracciare l’atteggiamento giusto, apparire come rivitalizzati da un’ipotetica ondata di energia benefica, poter riuscire tranquillamente a fischiettare, agitarsi o perfino a improvvisare un qualsiasi balletto idiota in strada, come se volessimo urlare al mondo “sì, siamo felici di essere ancora vivi” o meglio ancora, di essere, in qualche modo, sopravvissuti. Felicità, dunque, come prima e più efficace risposta al dilagante pessimismo, come voglia di ripartire a tutti i costi, come traguardo concreto che ognuno nella vita può e deve voler raggiungere; a ricordarcelo, nel caso abbiate metaforicamente  smarrito, come in molte vecchie fiabe, la strada di casa, vi sia cioè sfuggito dalle mani il vero fine della nostra esistenza, renderla più confortevole e abbastanza speciale per tutto il tempo della sua durata, il ritorno, dopo il successo dell’anno scorso (menzionato anche su questo blog: http://www.tempiguasti.it/?p=589) della Giornata Mondiale della Felicità. Stabilita e promossa dall’Onu, e guarda caso quasi coincidente con l’inizio ufficiale della stagione di gioia per antonomasia, la primavera, la curiosa e benaugurante festività conta, tra le varie iniziative in programma ai quattro angoli del mondo, anche proposte piuttosto aggiornate in materia di mode da social network, come la diffusissima e narcisistica pratica del selfie (l’autoscatto da condividere http://seigradi.corriere.it/2014/03/19/un-selfie-per-essere-piu-felici/). Quello da postare oggi deve naturalmente essere, al di là del comune “effetto Cyrano” (il naso allungato a dismisura)  e delle sfocature presenti nel 90% dei casi, di una vitalità contagiosa, luminoso, gioviale: che importa, se la vostra presunta giornata dedicata all’allegria sia, come la mia, appena cominciata con la scoraggiante telefonata del meccanico di fiducia che vi elenca tutti i danni della vostra auto (“sarebbero le pasticche dei freni, in realtà andrebbero riviste pompa e frizione, sostituite almeno due ruote e..” “si fermi alle pasticche, prima che debba prendere io quelle per l’ansia”). Che importa se, come cantava Loretta Goggi in una canzone che ogni primo giorno di primavera viene riesumata per poi ricadere nell’oblìo già dal 22 Marzo, vi basta un’ora per innamorarvi e invece che affannarvi a maledire il vostro cuore ramingo preferite prendervela con l’ignara stagione. La felicità che ci meritiamo ha anch’essa il suo prezzo. Almeno quello però, dovremmo averlo già pagato.

8 pensieri su “La stagione della felicità

  1. ci mancava la festa dell’autoscatto!!!!
    ieri ho letto che le foto che si fanno oggi ogni due minuti sono più di quelle scattate dall’umanità nel 19° secolo
    (http://www.giornalettismo.com/archives/1415495/23-cose-che-sembrano-una-bufala-ma-sono-vere/), notizia che (oltre al fatto che il latte dell’ippopotamo è rosa) ci dovrebbe far pensare a lungo sulla bulimia iconica odierna. sono invece positivamente incuriosito dalla voglia di “happy”ness che ha avvolto il pianeta, sulla scia di una canzoncina che con i suoi 150bpm (sono molti, una canzone media da discoteca ne ha circa 120-130) (chiedo scusa ai non praticanti, bpm= battiti per minuto, traduzione maccheronica che indica la velocità del ritmo di un pezzo musicale) spinge, stantuffa e saltapicchia le nostre menti inducendo un moto leggero ai pensieri.
    potrebbe essere l’ennesimo oppio dei popoli, sottoforma di anfetamina stavolta, ma tant’è… piacevole lasciarsi prendere da una nuvola profumata, per una volta, non di fiori di mucca..
    che poi viene il 21, giornata dedicata alla sindrome di Down, ma anche al compleanno di Fabrizio Fiorini che a Baltimora riceverà da partner e amici un… “happy birthday” a 60 bpm claudicanti, ma speriamo felice come quello di Farrel

    PS il cantante in questione è proprio bravo, l’ho sentito in un’intervista a Radio Deejay improvvisare un pezzo eccezionale con sgabello e foglio A4 come strumenti. al limite dell’incredibile, genio, anche se mi piaceva molto quando con i NERD era un po’ meno commerciale…

    • Premesso che di tutto questo commento molto esaustivo e articolato mi ha colpito soprattutto sapere che il latte di ippopotamo è rosa (ma è vero? buffo!), la voglia di happiness, vera o presunta, mi pareva un dato, tipo un fenomeno di costume dilagante, che andava sottolineato…forse è una sorta di reazione collettiva ai malumori degli ultimi tempi, una voglia di leggerezza sotterranea che emerge dove può, musicalmente o altrove, per ribadire che la vita sarà pure complicata ma un po’ di superficiale distrazione e di spensieratezza ce la meritiamo! Il selfie è frutto della smania di apparire, a tutti i costi, dappertutto, la sovraesposizione sembra l’unico modo per affermare che ci siamo e abbiamo bisogno di essere notati…io no, non mi fotografo così spesso, per rompere le scatole sul web ho preferito dare voce a un blog…il che, forse, è anche peggio…Pharell è bravino, ha capito il mood generale e gli ha dato forma in musica…ha una gran faccia da schiaffi, ma è in gamba, questo bisogna ammetterlo! ;)

    • In effetti la pratica è un po’ sfuggita di mano…basta non adeguarsi! Ciao mon amour, grazie del tuo commento! :)

  2. Scusa, ma “Felicità” di Albano e Romina…? Dove la metti? Perché l’hai snobbata..?
    ;-)
    Hai ragione ed è quello che cerco di fare io tutti i giorni: sorridere sempre, pensare positivo (questo era Jovanotti? Già meglio, no?) e dare il meglio di se. Non sempre è facile e non sempre mi riesce, però ci provo e mi sembra già tanto.
    Per quanto riguarda la capigliatura, i riccioli vanno bene? Dimmi di si, ti prego, perché altrimenti non saprei proprio come fare.. :-)
    E’ stato un piacere leggerti, così a breve distanza. :-D

    • “Felicità” l’avevo già menzionata in un paio di miei post passati, l’ho evitata stavolta per non far nascere il dubbio che la mia cultura musicale si fosse fermata lì (e non è che poi sia così andata oltre, ecco)! Ridere, sorridere, dare il meglio di noi è un dovere, soprattutto per noi stessi, che tra mille difficoltà quotidiane dovremmo riuscire invece a non farci abbattere…dice una massima che “l’ironia è una forma di dignità”, una dichiarazione di superiorità dell’uomo su quello che gli accade…è credo che sia verissimo! I ricci vanno più che bene, ci mancherebbe, magari ne avessi io come i tuoi! Grazie mille, come sempre, per i tuoi interventi! :)

  3. grande Ale,l’infelicità porta sfiga,abbassa le difese immunitarie,induce ad assuefazione,allontana gli amici,danneggia l’amore,porta all’alcolismo…potrei continuare per mezz’ora ma termino dicendo che soprattutto non serve a un cazzo!ti adoro!

    • Ma sono io che adoro te…hai centrato in poche righe quello che io ho tentato di dire in oltre 700 parole…naturalmente più efficaci dei miei sproloqui online! Non è un caso che tu sia la mia “maestra”, soprattutto di vita! Un bacione immenso :)